Informazioni personali

Nina
Do you like little, cute, big eyed sweet things?
You have took the wrong person, sorry.
Weird girl.
With a sharp mouth.

Name: WrongWay, Pervinca, Labes, Nina, Cybercookie.
The last one sucks. Badly. But desperation is an ugly beast.
Status: Stray.
Food: Vegetarian. But I like brains too <3
Things: Nerdy. Very nerdy. It happens.
I am addicted to stories. And this condition of mine makes me hooked to books, films, videogames, theatre, comics, interesting people, weird people, talkative people, not so talkative people, people in general and cats.

Danger: Bites.

The Inkeater
My new ghostly furry roommate. He eats all my pens, play my videogames and lay around a lot.
Okay, he kinda helps me. Sometimes.

venerdì 16 settembre 2011

Areoporto: cose che mi ero scordata di postare.

Sto in aeroporto.
Mentalmente non sento tanto l’ansia.
Sono le membra che si squagliano, è il mio corpo che reagisce per conto suo, che reagisce a una testa anestetizzata. Lo stomaco si rivolta, le braccia e le gambe tremano, non sono più mie.
I miei genitori abbracciati che mi guardano dal vetro.
Una scena molto da film, no?
Lo stomaco sprofonda, i polmoni si asciugano, in petto ho una spugna, secca, madida, porosa.
Divento goffa. Più di quanto tu già non sia.
Goffe le dite, non hai più nemmeno quelle, ruvide le labbra.
Non lacrimi, ma bruci dietro la palpebre. La nausea. L’eccitazione.
E la consapevolezza di poter dire “Me ne sono andata di casa. Sono un’adulta, ormai.”
Me ne sono andata di casa.
La mia ultima notte da adolescente se ne è andata con un sonno disturbato.
Ma alla fine, per quanto mi senta persa e angosciata, per quanto già mi manchi la mia casa ( con quel senno del prima che altro non è che la consapevole accettazione di un dolore futuro) sono felice.
E’ l’inizio di una nuova avventura, è l’inizio di qualcosa di nuovo. E’ un inizio di me.

lunedì 12 settembre 2011

Ancora con 'sti libri.
Domani parto ed ho ancora le mie due belle valigie piene. Facciamo una e mezza, va.
Ma che ci fo?
Meglio venderli e farli vivere ancora un po' che sbatterli in soffitta.
Ho anche perso il primo autobus dell'anno. Beh, il lupo perde il pelo ( e l'autobus) ma non il vizio.
Le vendono sveglie in grado di tirare secchiate d'acqua al troppodormiente?
O che lo prendano a martellete. Cioè, andrebbe bene lo stesso, davvero.

Ho i capelli così fottutamente viola.
E li adoro :3

venerdì 9 settembre 2011

#00

Il cielo era  plumbeo e rigonfio.
Non era quel grigio slavato delle giornate che non portano a nulla.
Sotto le nubi minacciose, il verde e viola erano nitidi e violenti.
Facevano male agli occhi.
Con il sole non sarebbe stata la stessa cosa.
Solo con la tempesta  la tempra brutale del pastello viene fuori.
Una trebbiatrice ronzava in lontananza.
La si scorgeva a malapena, dietro il prato violaceo.
Con le sue chele ricurve raccoglieva mazzi di - cos’era, erica? No, lavanda, o forse viole. Li sradicava metodica, metallica, e dopo averne accatastati abbastanza sul suo braccio fermo li depositava da qualche parte.
Sembrava un grosso insetto ripetitivo, con il suo corpo laminato, snodabile, controllato, ferrigno, quasi bianco nel suo essere grigio.
Eppure nel suo mietere ci metteva una certa grazia malinconica. Non strappava i fiori, li coglieva, con tutta la gentilezza consentitagli dal suo nucleo di ferro, schiava della sua stessa indole e del suo stesso essere macchina.
L’automobile procedeva spedita sulla strada che si snodava tra i campi, un mare di catrame in mezzo al nulla e alla violenza cromatica.
Non c’era molto rumore là intorno.
Non c’era molto rumore neanche nel veicolo.
L’ uomo guidava in silenzio, fissando solo l’asfalto davanti ai suoi occhi spenti.
Accanto a lui la donna dall’aria stanca e le labbra serrate stava seduta rigida, le ginocchia e le spalle strette, le nocche livide avvinghiate attorno a una borsetta molle.
Da quanto tempo erano in viaggio?
Avrebbe voluto chiederselo, avrebbe dovuto chiederselo.
Ma a malapena riusciva a percepire se stessa, in quel momento.
La ragazza era abbandonata sul sedile ruvido come una bambola di pezza, languida per i sedativi.
Però i suoi occhi azzurri erano violenti contro il cielo. Anche dietro la nebbia dei farmaci si intravedeva una sorta di limpidezza ferale.
Un rombo ovattato preannunciò l’arrivo dei Volanti da combattimento.
Altro piombo su un cielo già livido.
La ragazza mosse appena le labbra screpolate e pallide.
Premette le dita magre contro il vetro.
La sua mano sembrava un ragno dalle zampe troppo sottili.

Valigie

Le 14:38.
Esattamente il tipo di orario in cui d'estate non si avventurano fuori nemmeno le formiche.
Siamo Settembre, no?
Allora perchè cavolo fa talmente caldo che mi si stanno squagliando anche le orecchie?
Forse dipende dalla valigia.
L'enorme, gigantesca e pesante valigia che sto rimpinzando da più di un'ora.
Questo sì, questo no, questo ci entra, questo ce lo ficco a forza.
E poi vediamo come te la trascini la valigia per quattro piani di scale.
E sicuramente lui non mi darà una mano.
Mangia e basta il dannato. Si rimpinza delle mie penne, se le succhia fino in fondo.
Oh, beh, meglio quelle che il sangue.
O il mio succo di mele.

Sta ribollendo tutto qua.
Lo stomaco, il sangue e la testa.
Si ribolle sempre prima del cambiamento, no? Scommetto che anche le farfalle schiattano di caldo.
Anche se non penso che le farfalle si mangino due chili di pasta con le zucchine alle due di notte in preda alla fame nervosa.
E ringrazio che non c'era già più la parmigiana.

Sto per andare a vendere i libri del liceo.
Quintalate di libri del liceo.
Ma davvero ho studiato tutta quella roba?
Beh, non è che in testa mi sia rimasto poi molto.
Santo Dio, la maggior parte nemmeno ricordavo di averli mai visti.
Impila, impila, impila i libri e ficcali in due enormi valigie.
Suda come un maiale, già che ci sei, così smaltisci pure la pasta.
Sto aspettando Ciccio, che pure è in ritardo. Scommetto cha anche lui sarà pieno di valigie. Nemmeno stessimo andando all'areoporto.
Al libraio prenderà un colpo apoplettico quando ci vedrà.
Due diciannovenni, sudati fradici con tre, quattro valigie strapiene di libri, di edizioni che probabilmente non rivenderà mai ma che loro cercheranno di appioppargli lo stesso.
Due, tre, quattro valigie di nozioni, che chi se le ricorda, valigie di cazzate, e di scritte, e di paura che la strega ci interroga, coi suggerimenti di inglese scritti in alfabeto greco e e di diari improvvisate.
Due valigie di adolescenza e di passato e di scuola e di vita.
Due valigie di noi.