Informazioni personali

Nina
Do you like little, cute, big eyed sweet things?
You have took the wrong person, sorry.
Weird girl.
With a sharp mouth.

Name: WrongWay, Pervinca, Labes, Nina, Cybercookie.
The last one sucks. Badly. But desperation is an ugly beast.
Status: Stray.
Food: Vegetarian. But I like brains too <3
Things: Nerdy. Very nerdy. It happens.
I am addicted to stories. And this condition of mine makes me hooked to books, films, videogames, theatre, comics, interesting people, weird people, talkative people, not so talkative people, people in general and cats.

Danger: Bites.

The Inkeater
My new ghostly furry roommate. He eats all my pens, play my videogames and lay around a lot.
Okay, he kinda helps me. Sometimes.

venerdì 9 settembre 2011

#00

Il cielo era  plumbeo e rigonfio.
Non era quel grigio slavato delle giornate che non portano a nulla.
Sotto le nubi minacciose, il verde e viola erano nitidi e violenti.
Facevano male agli occhi.
Con il sole non sarebbe stata la stessa cosa.
Solo con la tempesta  la tempra brutale del pastello viene fuori.
Una trebbiatrice ronzava in lontananza.
La si scorgeva a malapena, dietro il prato violaceo.
Con le sue chele ricurve raccoglieva mazzi di - cos’era, erica? No, lavanda, o forse viole. Li sradicava metodica, metallica, e dopo averne accatastati abbastanza sul suo braccio fermo li depositava da qualche parte.
Sembrava un grosso insetto ripetitivo, con il suo corpo laminato, snodabile, controllato, ferrigno, quasi bianco nel suo essere grigio.
Eppure nel suo mietere ci metteva una certa grazia malinconica. Non strappava i fiori, li coglieva, con tutta la gentilezza consentitagli dal suo nucleo di ferro, schiava della sua stessa indole e del suo stesso essere macchina.
L’automobile procedeva spedita sulla strada che si snodava tra i campi, un mare di catrame in mezzo al nulla e alla violenza cromatica.
Non c’era molto rumore là intorno.
Non c’era molto rumore neanche nel veicolo.
L’ uomo guidava in silenzio, fissando solo l’asfalto davanti ai suoi occhi spenti.
Accanto a lui la donna dall’aria stanca e le labbra serrate stava seduta rigida, le ginocchia e le spalle strette, le nocche livide avvinghiate attorno a una borsetta molle.
Da quanto tempo erano in viaggio?
Avrebbe voluto chiederselo, avrebbe dovuto chiederselo.
Ma a malapena riusciva a percepire se stessa, in quel momento.
La ragazza era abbandonata sul sedile ruvido come una bambola di pezza, languida per i sedativi.
Però i suoi occhi azzurri erano violenti contro il cielo. Anche dietro la nebbia dei farmaci si intravedeva una sorta di limpidezza ferale.
Un rombo ovattato preannunciò l’arrivo dei Volanti da combattimento.
Altro piombo su un cielo già livido.
La ragazza mosse appena le labbra screpolate e pallide.
Premette le dita magre contro il vetro.
La sua mano sembrava un ragno dalle zampe troppo sottili.

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